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al testo di Marina Pacifici
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Spira inclemente stamattina
nel giorno del Natale dal lago la tramontana. E mi riporta con gelida fola, in quest’atmosfera irreale, ai Natali di quand’ero bambina. Con triste carezza ora che son sola la memoria vola lontana a quando s’era insieme, Tu, mia sospirata e rimpianta speme. E rivedo Te che tornavi a sera dal lavoro con l’ultimo treno notturno. Nel cuore le emozioni struggenti in coro al sole radioso del tuo sorriso, mio celestiale viburno. Ora che t’ho inesorabilmente perduto, la nostra casa senza Te fredda ed immensa. Il Natale del mio presente è mesto e muto, orfano in luttuoso velo della tua dolente assenza. Mi rifugio allora nel Natale della memoria, m’inebrio del tuo sorriso mi commuovo nell’eco della tua voce. Il tuo abbraccio paterno il mio nido. Il nostro eterno Amore quercia centenaria. Fra noi il muto dialogo d’anime rigenerante brezza nell’asfittica solitudine, le nostre voci musica di perduta felicità nell’aria. E sogno ancora fra le tue braccia come allora nel tuo ricordo per sempre. Approdo alla quiete serena del dolce lido nella fragranza anelata del rimpianto profumato di celate lacrime nostalgia e rose di settembre. |
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